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Good times: è tempo per cambiare rotta

Il progetto mira alla creazione di un modello welfare che metta al centro l’unicità dei ragazzi, considerando le condotte devianti come parte integrante della loro crescita personale, nella volontà di “restituire” loro l’opportunità di ritrovare o ricreare una propria dimensione, con attenzione specifica alle peculiarità delle diverse comunità di appartenenza e delle diverse storie familiari.  Con una marcata innovazione di processo il progetto aumenterà le possibilità dei ragazzi, creando opportunità reali (formazione-lavoro-casa) di crescita e cambiamento, puntando allo sviluppo di una dimensione di comunità, orizzontale e solidale
 
Good Times: è tempo per cambiare rotta rappresenta un modello di forte innovazione sociale che ha l’obiettivo di promuovere la partecipazione e il protagonismo dei ragazzi coinvolti, attraverso una presa in carico individualizzata che porti a co-progettare insieme ai ragazzi stessi processi di empowerment e crescita personale, per riscoprire l’intrinseco valore di ognuno. Attraverso modalità nuove e coinvolgenti, come la narrazione autobiografica, l’orientamento dinamico, il coinvolgimento in un cammino e in altre esperienze di piccolo gruppo, i ragazzi potranno apprendere nuove skills che gli permetteranno di porsi in maniera innovativa e positiva verso sé stessi, il proprio gruppi di pari e la comunità in generale e potranno essere accompagnati verso nuove opportunità di autonomia, di tipo formativo, professionale e abitativo.

La metodologia utilizzata, sperimentata e consolidata negli anni dai partner Mestieri e da Apab specifica sul target, sarà di tipo pratico esperienziale e permetterà fin da subito ai ragazzi di misurarsi con il mondo del lavoro e con le opportunità, ma anche i doveri, derivanti dal provare a vivere da soli. Riteniamo importante, inoltre, far sperimentare ai ragazzi i valori delle imprese cooperative: la solidarietà, la partecipazione collettiva, il mutuo aiuto, la sussidiarietà, la volontà di costruire un bene comune che vada al di là dell’individualismo e che permetta di sentirsi parte di una comunità che non solo li accetta per quello che sono ma che riconosce in ognuno un membro fondamentale per il futuro della stessa comunità. Intendere la socialità nella sua accezione educativa e non solo aggregativa e attivare un sostegno territoriale e familiare capace di intercettare i bisogni dei propri ragazzi e prevenirne il disagio, permetterà di costruire una nuova identità personale e collettiva, alimentata dal valore di tutti. Infine diventa necessario verificare e validare il modello utilizzato nel progetto e avviare una riflessione sulla metodologia di presa in carico nell’ambito della giustizia penale minorile, da parte dei servizi sociali e della collaborazione con il privato sociale, attraverso la realizzazione di una ricerca azione partecipativa strutturata ad hoc dall’Università di Firenze, che consenta anche una validazione dei processi e degli strumenti di intervento programmati e la modellizzazione dell’intervento, al fine di validare il trasferimento dell’esperienza.
 

 

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